Il complesso dell’ex-Ospedale San Paolo è un elemento importante del centro ottocentesco di Savona: collocato alla fine di Corso Italia, nel punto in cui incrocia Corso Mazzini e i giardini del Priamar, è un isolato speciale dalla forma a pettine racchiusa da una teoria di arcate.
L’edificio era rimasto abbandonato per molti anni. L’iter progettuale e amministrativo -che ha mosso i primi passi da un concorso di progettazione/esecuzione con progetto dell’arch. Ricardo Bofill di Barcellona- è stato piuttosto lungo. Il mutato contesto normativo e tecnico hanno dunque reso necessario ricalibrare le aspettative, anche sulle base delle nuove richieste del mercato, maggiormente centrate sugli aspetti qualitativi.
Il programma generale prevede: un’autorimessa pertinenziale, un piano terra a prevalente uso commerciale, un piano ammezzato e il primo piano destinati a terziario pubblico e privato, il secondo e il piano attico a funzione residenziale.
La revisione critica dell’intervento, propiziata dallo sviluppo della progettazione esecutiva, ha permesso di individuare ipotesi progettuali migliorative rispetto a quelle già approvate dagli enti competenti, in particolare per quanto riguarda l’organizzazione delle residenze.
La soluzione per le residenze prende avvio da un interrogativo su quali siano le qualità di ambiente e spazio che devono essere valorizzate ed enfatizzate per rendere unico l’abitare all’interno di un edificio così ricco di storia. La risposta che sovente si ottiene in caso di recupero e trasformazione di manufatti antichi nati per altre funzioni, è quella di far dialogare e mettere in relazione organica le “sproporzioni” per creare ambienti che giochino sapientemente sulle dimensioni degli spazi: l’ampiezza degli ambienti di rappresentanza e l’esattezza dei vani per la quotidianità. Il nuovo progetto prova a rimettere in gioco le grandi luci d’interpiano per avere, al secondo livello, ambienti di soggiorno a tutta altezza alternati con una soppalcatura che arrivi a realizzare un vero e proprio piano intermedio, in parte affacciato su questo spazio interno di soggiorno e in parte affacciato su un loggiato posto a immediato ridosso della facciata.
La proposta finale comunque è semplice: si tratta di ricostruire il solaio del secondo livello -staticamente ammalorato- circa 50 cm più in basso rispetto alla quota attuale per avere un interpiano con il piano attico di almeno 590 cm. L’ipotesi mette in gioco una modalità operativa che prevede di mantenere totalmente i prospetti, inserendo un nuovo manufatto che integra, in un unico sistema, gli elementi strutturali e di finitura orizzontali e verticali, a supporto delle stesse facciate e delle nuove unità residenziali dal piano secondo al piano attico.